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Crisi di governo, crisi sociale

La politica, si sa, è una cosa seria - alcuni la definiscono un’arte. Purtroppo, di questi tempi, viene fatta molto male. È sempre meno apprezzata dai più, guardata con sospetto dai cittadini comuni e, talvolta, con rassegnazione - “quelli pensano solo ai loro interessi” è la frase che sento dire più spesso rivolta ai politici.

 

Certamente lo spettacolo che viene dato da gran parte della classe dirigente è spesso imbarazzante, quando non penoso. La sensazione è che, effettivamente, si pensi più ad un interesse di parte - inteso come gruppo di potere o come ambizione personale - che non alla corretta gestione della cosa pubblica.  

(Piccoli) politici si insultano, anziché confrontarsi. Le aggressioni verbali sono più diffuse dei ragionamenti e delle argomentazioni: nei comizi, nelle piazze e perfino in Parlamento.

A certa gente piace, evidentemente. A me - e, per fortuna, non solo a me - no.

 

Tutto questo non porta a nulla, se non al consenso degli esaltati del momento. Non consente di costruire una società basata sul confronto e sulla sintesi dei punti di vista diversi. Non permette di trovare una soluzione concreta e convergente su tematiche importanti e sulla visione del Paese che vogliamo. Unica conseguenza: la gente è stanca e attacca i politici - ma, sia chiaro, solo gli avversari. Le lotte ormai si basano sulla simpatia del personaggio, non sui principi o sulle idee espresse.

 

Forse è questo il punto. Forse la crisi politica, oggi più che mai, altro non è che l’espressione speculare di una crisi sociale in atto ormai da tanto, troppo tempo. Non può che essere così, a giudicare dagli insulti e dalle aggressioni che molti utenti dei social network proferiscono a chiunque non la pensi come loro.

 

Una volta chi non conosceva bene un argomento, non ne era non dico esperto, ma quantomeno pratico, si defilava e ascoltava con umiltà le argomentazioni de competenti per imparare e crescere in cultura e conoscenza. C’era un certo timore di fare una brutta figura.

Oggi si è realizzata su larga scala una locuzione che è sempre più calzante: scarso e superbo. Così si può definire l’utente medio, di facebook o di twitter che sia. E, purtroppo, dietro un profilo social, quell’utente medio, altro non è che una persona in carne ed ossa, scarsa e superba.

 

Credo si possa davvero parlare di crisi sociale - di cui, quindi, la crisi politica è solo una naturale conseguenza - soprattutto in riferimento alla totale pigrizia intellettuale di chi (scarso e superbo) non solo si sente in dovere di trattare argomenti che non conosce, ma non contempla neppure lontanamente la possibilità - quando non l’obbligo morale e sociale - di documentarsi, studiare, approfondire le tematiche di cui impropriamente ha deciso di trattare.

 

Voglio essere chiaro: tutti devono avere il sacrosanto diritto di esprimere la propria opinione. Ma questo diritto dovrebbe essere una conseguenza di un altro diritto, quello di informarsi prima di parlare.

L’era digitale mette a disposizione molti strumenti, gratuiti e facilmente fruibili da tutti.

Ma, un po’ come chi stima che gran parte degli esseri umani usa solo il 10% delle capacità cerebrali, così anche sulla rete, e su quanto il mondo di internet mette a disposizione, sembra che l’uomo usi solo una minima parte, peraltro in malo modo e in maniera distruttiva e controproducente.

 

Quindi? Basterebbe svegliarsi dal torpore intellettuale, sforzarsi di impiegare le energie per leggere e documentarsi e, naturale conseguenza, confrontarsi sul merito delle questioni, sui diversi punti di vista e non ridurre tutto a mere aggressioni da ultras su tematiche di rilevanza sociale, spesso usate a pretesto per sfogare singole frustrazioni.

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