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Coronavirus e quarantena. I consigli della psicologa

L’emergenza Covid-19 ci ha messo tutti in una condizione nuova e inaspettata: stare a casa a tempo pieno. Questo ha sicuramente stravolto la normale routine e sta richiedendo – in alcuni casi più di altri – una capacità di adattamento alla nuova condizione.

Esiste un modo per affrontare queste giornate, settimane, mesi, senza subirle passivamente e senza creare squilibri emotivi?

Questo e altri temi sono stati oggetto di confronto con la dott.ssa Erica Badalassi, psicologa psicoterapeuta, specialista in terapia breve strategica.

 

Dott.ssa Badalassi, cos’è che provoca ansia o angoscia nello stare chiusi in casa? Perché consideriamo una forma di stress il trovarci in questa condizione?

Il punto è che oggi stare a casa non è una possibilità, ma un obbligo. Peraltro, imposto da un motivo preciso: l’epidemia.

È questa la causa per cui si può generare uno stato di angoscia, subiamo il fatto di trovarci di fronte ad una situazione nuova e sicuramente impegnativa. Molti parlano di guerra, ma il termine corretto è competizione. Quella che stiamo vivendo è una competizione naturale tra l’essere umano e il virus.

In guerra il nemico lo conosciamo, qui il nemico è invisibile – non sappiamo come agisce e come si evolve.

Lo stato di angoscia lo proviamo a causa dell’incertezza per il futuro, di cui non abbiamo il controllo. Non sappiamo cosa succederà e ci sentiamo impotenti. L’angoscia è una paura che deprime, che scatta ogni qualvolta il nemico non è ben individuabile, poiché non possiamo reagire, ma solo prevenire e aspettare.

 

Mi faccia un esempio tangibile.

È come vedere un temporale all’orizzonte, con tutte quelle nubi scure, ma non sapere né quando quelle nuvole arriveranno, né i danni che provocheranno. In quella condizione, la persona che non ha il controllo della situazione si sente angosciata ed è pervasa da pensieri catastrofici.

 

È diverso lo stato d’animo di ognuno di noi nell’affrontare l’isolamento. A seconda della propria condizione emotiva e familiare – single, coppie, genitori con figli, disoccupati, lavoratori in smart-working, ecc. – sarà diversa la reazione?

Certo che si. La situazione è chiaramente soggettiva. Ci sono persone che hanno vissuto fuori casa per lavoro e vivono il momento come una ricostruzione dei rapporti di famiglia.

Precisiamo una cosa: l’isolamento per l’essere umano è contro natura. L’uomo è un essere eminentemente sociale e la sua forza sta nella socialità; l’uomo infatti sviluppa la propria identità necessariamente nell’interazione con gli altri.

Del resto, se riflettiamo bene, una delle pene più pesanti che veniva inflitta in passato a chi commetteva reati era l’esilio. Quindi, come detto, la situazione è soggettiva, ma, sul lungo termine, lo stare in casa può cambiare il modo in cui la persona percepisce gli altri e il mondo in generale. 

 

E quindi, quali consigli per trascorrere una giornata tipo in quarantena? Qual è la miglior soluzione per affrontare la routine domestica di queste settimane, senza sconvolgimenti psicologici?

Sicuramente la prima cosa da non abbandonare è il ritmo sonno-veglia. Sarebbe sbagliato farsi consumare dal tempo e limitarsi ad attendere che passi la quarantena, anche perché non sappiamo quando finirà.

Inoltre, nei limiti della condizione domestica, è importante tenere inalterate le abitudini che possono essere rispettate, sforzandosi di mantenere una normalità per tutte quelle attività quotidiane che lo consentono  dagli orari del pranzo e della cena, alla doccia e alla cura di sé.

Un altro punto fondamentale è quello di non abbandonare la progettualità e restare a contatto con il senso di scopo. Non ci si può limitare a vivere alla giornata.

 

E per chi non ha questo senso di scopo o non riesce più a trovarlo stando chiuso in casa?

Se qualcuno dovesse rendersi conto di non avere obiettivi e/o scopi, questo è il momento per cercarli, per farsi le domande giuste per trovare uno.

Di contro, però, è fondamentale stare nel presente senza andare troppo oltre. Immaginare il futuro con gli occhi spaventati del presente non può che farci prefigurare un futuro spaventoso.

In questo momento in particolare un aspetto importante e pratico da non trascurare è la scrittura. È uno strumento fondamentale per la razionalizzazione delle emozioni. Scrivere – intendo con carta e penna – permette di elaborare emozioni che se lasciate in testa si esasperano.

 

Quindi non sarebbe fuori luogo tenere un diario, in questi giorni di quarantena?

Certamente no. Anzi, è sicuramente una buona pratica, non solo in quarantena.

La logica della scrittura si basa sul fatto che pensieri, sensazioni, emozioni non possono essere controllate con la razionalità. Non possiamo imporci con la ragione cosa dobbiamo provare – pensiamo ad esempio alla paura.

Per questo motivo, dobbiamo utilizzare una modalità di approccio che segua la logica delle emozioni, e la scrittura è lo strumento che rende tutto questo possibile. In questo modo prendo in considerazione volontariamente le mie emozioni, concedo uno spazio alle preoccupazioni e chiarisco le idee per iscritto, così da dare loro un contenitore. Una volta elaborate quelle emozioni, ho la possibilità di creare un distacco emotivo.   

 

 

Dott.ssa Erica Badalassi

 

Psicologa psicoterapeuta

Specialista in terapia breve strategica

 

 

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Visto il lungo periodo che ci apprestiamo a trascorrere in casa (uno, due, tre mesi...) rischiamo qualcosa quando torneremo alla vita fuori dal nostro domicilio?

Potrei riconoscere due categorie di individui: quelli che subiscono questa condizione e quelli che si preparano per la ripartenza.

Ovviamente, la prima categoria è quella più a rischio. Invece bisogna riconoscere la nostra responsabilità rispetto a come si sceglie di reagire in questa condizione.

Un detto che mi piace molto recita “l’ora più buia della giornata arriva poco prima dell’alba”. Dobbiamo prepararci a quel momento, per essere pronti a cogliere le opportunità che ci offrirà il sorgere del sole.

Dobbiamo continuare a seminare, anche quando i frutti non si vedono nell’immediato.

 

Senta, si sente dire da più parti che, quando tutto sarà finito, nulla sarà più come prima. Ammesso che sarà così, rischiamo qualcosa dal punto di vista dell’equilibrio psicologico, o piuttosto disponiamo di anticorpi mentali per riadattarci a quello che sarà?

La nostra forza è quella di saperci adattare. L’essere umano ha una capacità straordinaria di adattamento. Al contrario degli altri animali, l’essere umano è capace non solo di adattarsi all’ambiente, ma anche di modificarlo a suo vantaggio. Per cui sarà normale, qualunque sarà la situazione post-pandemia, ritrovare un equilibrio nella situazione che ci aspetta. Naturalmente ci sarà chi farà più fatica ad adattarsi e questo dipende da caratteristiche individuali e, come abbiamo detto, da come la persona ha gestito il periodo di quarantena.

 

In questo momento di isolamento, ci sono segnali per capire che qualcosa non va? Cosa possiamo fare per riprendere in mano la nostra condizione emotiva?

Essere preoccupati e angosciati è normale di fronte a situazioni di questo tipo. Se queste sensazioni, però, superano una certa soglia, creando un malessere che invalida la giornata, allora ci troviamo di fronte ad un problema da risolvere.

In questo caso possiamo tentare di gestire il problema attraverso un particolare esercizio che consiste nel domandarsi: se io volessi deliberatamente peggiorare la mia situazione cosa dovrei fare o non fare, pensare o non pensare, per stare ancora peggio? Questo esercizio ricalca perfettamente un antico stratagemma secondo il quale se vuoi imparare a drizzare qualcosa, devi imparare prima tutti i metodi per storcerla di più.

Nella maggior parte dei casi ci si renderà conto che i metodi individuati per peggiorare la situazione sono proprio i comportamenti che stiamo mettendo in atto e, per il solo fatto di averli identificati chiaramente, si creerà in noi una automatica avversione per gli stessi. Evitando di mettere in atto ciò che peggiora la situazione inevitabilmente andremo nella direzione opposta, quella del miglioramento. Se tuttavia, nonostante i nostri tentativi, il problema dovesse persistere allora è importante rivolgersi ad un professionista.

 

Prima di lasciarla, vuole chiudere con un ultimo consiglio?

Teniamoci informati, tutti i giorni, ma non più di una volta al giorno. Altrimenti la nostra vita si strutturerà attorno al problema del momento, di cui parlano tv, giornali, radio, ecc. e saremo portati a pensare sempre e solo alla dramma dell’epidemia in atto.

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