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Stereotipare Roma

Mi chiedo da un po’ come devono sentirsi quanti vogliono far ironia genuina – quella non offensiva, che serve per divertirsi e far divertire – nell’epoca del politically correct imperante. Quella linea di confine tra comicità e offesa è sempre più sbiadita e chiunque faccia una battuta, oggi, si trova sommerso da critiche (quando non da insulti), da quanti si ergono ad alfieri della correttezza esasperata.

Una pratica odiosa, quella di limitare la comicità: del resto per far ridere bisogna per forza essere un po’ irriverenti – voglio ripeterlo, senza scadere nell’offesa o nella cafonaggine.

Ho voluto sentire, su questo punto, Ilaria e Caterina, due giovani romane che si divertono a stereotipare le ragazze capitoline. Simpatiche e divertenti, impertinenti al punto giusto, che hanno creato dei testi basati su diversi cliché. Nascono così le loro creazioni: La tipica pariolina romana, Sarà perchè so bora e La radical chic del centro. I loro video sono diventati virali.

Terrazza romana, dondolo, occhiali da sole e chitarra. Le vedete così e, naturalmente, tanta sana ironia.

Ne è venuta fuori un’intervista-doppia, in versione cartacea. Buona lettura!

 

Come vi chiamate? Cosa fate nella vita?

Ilaria: Salve! Io sono Ilaria Vena e ho 23 anni. Nata, cresciuta e laureata a Roma in Mediazione Linguistica. Attualmente sto finendo i miei studi con una magistrale in International Relations.

Caterina: Mi chiamo Caterina Zerboni, studio e ho appena iniziato a lavorare nel cinema.

 

Gli stereotipi sono divertenti solo se fatti con intelligenza. Voi avete centrato il segno. Quando e come nasce l’idea di stereotipare le romane?

Ilaria: L’idea di stereotipare Roma, e la rispettiva popolazione, nasce nel 2021. È stato durante il secondo lockdown, con il coprifuoco in corso.

In un giorno come tanti altri, io e Caterina decidiamo di vederci per passare del tempo assieme, senza aver programmato assolutamente nulla riguardo a quest’idea.

Entrambe siamo due persone molto creative, e in passato, ognuna per conto proprio, avevamo già scritto delle canzoni per i rispettivi gruppi di amici, nelle quali raccontavamo la nostra quotidianità – dalla vacanza estiva appena fatto o al Capodanno trascorso in comitiva.

Sapendo, di questa reciproca passione, abbiamo deciso di scrivere una canzone, raccontando la realtà che ci circonda ogni giorno: quella delle parioline.

L’idea iniziale è stata quella di non rendere pubblica la canzone, destinandone l’ascolto esclusivamente ai nostri amici più stretti. Solamente due anni dopo abbiamo deciso, per gioco e totalmente senza aspettative, di postare la canzone anche su Tik-Tok, dove, sorprendentemente, ha avuto molto successo.

Caterina: Non è stata un’idea preventivata, entrambe abbiamo sempre scritto canzoni per conto nostro, un pomeriggio in quarantena ci è venuta in mente la canzone La tipica pariolina romana.

 

 

Come create le vostre canzoni? Iniziate da un luogo comune, lo personalizzate in base alle vostre conoscenze, chiedete ad amici o parenti?

Ilaria: Le nostre canzoni si basano sulle nostre esperienze, su ciò che vediamo ogni giorno e su come la gente percepisce quello che vede. Noi, poi, lo portiamo all’estremo.

Finora ci siamo soffermate sulle diverse tipologie di persone che abitano nella Capitale. È un argomento molto vicino a noi, che viviamo ogni giorno. Per questo, sapere che la classica pariola frequenta la Luiss e ha la smart, non è difficile.

Chiaramente, ci sono stati momenti in cui le idee cominciavano a venir meno. A quel punto, un consiglio da parte di un amico è sempre utile, anche per capire – come dicevo prima – i diversi punti di vista e le varie percezioni.

Caterina: Partiamo da un argomento e iniziamo a pensare a tutte le cose tipiche inerenti.

 

Siete talmente “virali” che chi, come me, non ha un profilo su Tik-Tok, è stato raggiunto dai vostri video. Vi aspettavate questo successo social?

Ilaria: Assolutamente no. Sapevamo che le nostre canzoni avrebbero potuto far scappare un sorriso, ma ascoltare il nostro pezzo in Radio e raggiungere quattro milioni di visualizzazioni, è stato veramente qualcosa di sorprendente.

Caterina: Per niente aspettato. Io credevo funzionasse, ma non che diventasse così virale e che tutte le nostre canzoni piacessero.

 

Ho davvero apprezzato la vostra ironia, e il vostro modo acuto di scherzare su stereotipi che – anche se non bisogna mai generalizzare – spesso manifestano una certa dose di verità. Nell’epoca del politically correct, non avete paura che qualche pariolina o radical chic possa accusarvi di irridere in maniera offensiva, sulla base di semplici luoghi comuni?

Ilaria: Non ti nego che un po’ di timore c’è sempre stato, per ogni canzone. Ma scrivendole – magari ritrovandoci anche in qualche strofa – abbiamo capito che, con il giusto senso dell’umorismo, non c’era veramente nulla per cui rimanerci male.

Un minimo di paura chiaramente rimaneva, ma, con stupore, abbiamo notato che la gente è riuscita fin da subito a cogliere la nostra ironia e il senso delle nostre canzoni.

Caterina: Probabilmente la gente ha un po’ bisogno di leggerezza in questo momento, usciamo da due anni anomali e siamo continuamente bombardati di impulsi e stimoli diversi. Una sana risata ogni tanto fa bene. Offendere? Speriamo mai.

 

Fino ad ora abbiamo l’identikit musicale della pariolina, della ragazza di Roma sud e della radical-chic del centro. Cosa ci dobbiamo aspettare adesso?

Ilaria: Non ti nascondo che, ora come ora, è un punto interrogativo anche per noi. Questo successo – se così si può definire – ci ha letteralmente preso contropiede, e, non essendo il nostro campo, non sappiamo bene nemmeno come gestirlo. Una cosa è certa, l’ingrediente principale sarà sicuramente, come è stato finora, il divertimento; il nostro, ma, soprattutto, di chi ci segue.

Caterina: Questo non è dato saperlo…

 

A proposito: voi a quale stereotipo appartenete?

Ilaria: Quando mi fanno questa domanda solitamente rispondo: “dipende da come mi alzo la mattina”, ed un po’ è proprio così!

Avendo stereotipato al massimo tutte queste categorie è difficile sceglierne una. In fondo, possiamo ritrovare nostre caratteristiche in ognuna di loro.

Se dovessi sceglierne una, però, probabilmente ti direi la pariola romana, molti dei luoghi che abbiamo nominato hanno fatto parte della nostra adolescenza!

Caterina: Illy è un po’ pariola un po’ bora ma zero radical, io tutte e tre!

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