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La politica dell'assurdo

A pensarci bene, assurdo è il termine più appropriato per la situazione politica attuale. Assurdo è aggettivo che si riferisce a “ciò che è contrario alla ragione, all’evidenza, al buon senso; che è in sé stesso una contraddizione. Per estens., riferito a persona (un uomo a., una donna a., un tipo a.) irragionevole, dal comportamento stravagante o fuori della norma” – così la Treccani.

 

E in effetti se si prova a guardare con freddo distacco la politica di oggi sembra tutto assurdo.

 

È assurdo il trasformismo del premier Conte e del Movimento 5 Stelle. Ma è assurdo che esso sia il riflesso di un trasformismo diffuso in gran parte dell’elettorato italiano che, in un solo anno, ha cambiato il proprio voto – si vedano le elezioni europee, regionali, ecc. – o le proprie intenzioni di voto – si vedano i sondaggi.

 

È assurdo che oggi, dopo quanto successo in Parlamento, non si possa votare. Ma sarebbe assurdo anche tornare al voto a distanza di un solo anno, per inseguire un riassetto degli equilibri di forza nel Governo del Paese.

 

È assurdo avere dato ad Ettore Rosato il compito di creare la peggior legge elettorale di sempre e, se vogliamo, è assurdo che quella legge sia stata approvata a maggioranza dai nostri rappresentanti in Parlamento.

 

È assurdo che il Ministro dell’Interno procuri la crisi del Governo di cui è vice-premier ed effettivo leader, salvo ripensarci e proporre all’altro vice-premier Di Maio di ricoprire il ruolo di premier. Ma è assurdo di per sé ritrovarsi con Salvini e Di Maio vice-premier dello stesso Governo.

 

È assurdo che il Partito Democratico, pur non avendo vinto nessuna tornata elettorale negli ultimi anni – referendum compresi – si ritrovi al Governo del Paese con il M5S. Alla pari, è assurdo che il M5S abbia accettato un accordo con il PD, dopo anni di insulti e battaglie tanto politiche quanto personali, mostrando di preferire le poltrone alla dignità e alla coerenza.

 

È assurdo inoltre che il M5S si ostini a chiamarsi Movimento, quando è chiaro a tutti che ormai è un classico partito della (prima) Repubblica italiana.

 

È assurdo riconoscere a Renzi una qualche capacità strategica per questo accordo dettato solo dalla voglia di rimanere abbarbicato – lui e i suoi – agli scranni delle Istituzioni. Così come è assurdo che, nel partito più democratico della nostra penisola, sia dato ancora modo di dettare la linea politica a quello stesso Renzi che ha fallito e perso tutte le sue battaglie politiche e gli appuntamenti elettorali.

 

È assurdo, infine, che gran parte dei nostri rappresentanti parlamentari nei loro interventi citino spesso la Costituzione, interpretandone arbitrariamente il suo contenuto, senza avere un briciolo di cultura giuridica. Ed è assurdo, di contro, aver lasciato accedere a ruoli istituzionali rappresentativi a cittadini politicamente ignoranti e privi di qualunque formazione o “gavetta” che giustifichi la loro presenza nella gestione della cosa pubblica.

 

Ed è chiara la connessione col più famoso teatro dell’assurdo. Lì gli artisti – si legga qui per noi i politici – ribaltano completamente la struttura del teatro tradizionale – o, nel nostro caso, della prassi politica – e mettono in scena una serie di eventi che si susseguono privi di un senso logico. Eventi spinti più da un’emozione, da un sentimento – o, per tradurlo in ambito politico, dall’attaccamento al proprio posto di potere – che non riescono a trovare giustificazione nella logica comune.

 

Ma forse tutto questo è colpa un po' di tutti e, scomodando Platone, vale la pena ricordare che “la pena che i buoni devono scontare per l’indifferenza alla cosa pubblica è quella di essere governati da uomini malvagi.

 

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