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Deputati a sorteggio, l'ultima di Grillo

Forse per Beppe Grillo non fa alcuna differenza. L’attuale classe dirigente del Movimento 5 Stelle, evidentemente, è stata selezionata con un metodo simile al sorteggio. Lo ricordiamo tutti il suo “uno vale uno”, principio sulla base del quale alcuni nomi di una lista pubblicata sulla piattaforma Rousseau sono stati votati dalla base in maniera quasi del tutto casuale. Del resto – e non intendo qui generalizzare – non li conosceva nessuno, non si erano distinti nelle professioni, nelle arti, né tantomeno nella politica attiva. Ed il risultato è sotto gli occhi di tutti: nessuna linea politica, nessun progetto condiviso con gli elettori, nessuna visione per il Paese – sia su scala nazionale che internazionale. Qualche legge-bandiera, per il resto ancora tanto da fare.

 

Ma se Grillo è abituato ad essere governato da gente senza esperienza e, talvolta – a dire il vero troppo spesso ormai – senza alcuna capacità politico-amministrativa, a noi non piace. Non ci interessa più votare chi incarna la rabbia del Paese. Il voto delle regionali appena terminate ne è la prova lampante. L’offerta a cinque stelle è stata bocciata. I grillini non sono stati premiati, almeno a livello regionale, e l’idea di proporre il sorteggio quale forma di democrazia è a dir poco mortificante: per il Paese, per le Istituzioni, per i cittadini e – diciamolo – per quei deputati e senatori del Movimento che ogni giorno cercano di crescere politicamente, studiando e impegnandosi al meglio nello svolgimento del proprio ruolo istituzionale.

 

Di anti-politica ne abbiamo abbastanza. C’è sete di politica onesta e competente. Tagliare i parlamentari è stato un quesito quantitativo, che nulla ha migliorato rispetto alla qualità del prossimo Parlamento. Sedere in aula – tanto del Senato, quanto della Camera – riducendo i voti a mere espressioni di fiducia al Governo, immagino sia frustrante anche per Senatori e Deputati, oltre che per i loro rappresentati.

Sentir dire che la prossima battaglia del Movimento 5 Stelle sarà concentrata sul taglio degli stipendi dei parlamentari è l’ennesima prova che non esiste un programma organico di riforme, ma solo leggi del momento che hanno il solo scopo di essere sbandierate da qualche balcone istituzionale, piuttosto che indirizzare il Paese in una direzione politica precisa.

Il problema non può essere sempre ricondotto ad una bassa questione economica. La soluzione, invero, è altra: investiamo sulla formazione, sulla qualità, sulla cultura politica di cui le nostre Istituzioni e tanti rappresentanti hanno bisogno.

Torniamo alla vecchia gavetta, ad un percorso che porti a ricoprire le massime cariche dello Stato solo chi ha, nel tempo, acquisito esperienza sul campo in ruoli locali e regionali. Non si era mai visto – o quanto meno non era mai stata la prassi – di avere dei Ministri che prima non avessero ricoperto almeno il ruolo di assessori o consiglieri comunali. Non è già, questo, forse un sorteggio applicato dalla forza politica creata da Grillo?

E poiché la risposta è positiva e i pessimi risultati che sta dando questa impostazione è riconosciuta da tutti – quantomeno gli elettori delle Regioni di volta in volta interpellati – ritengo sia assurdo proporla quale modello di Paese che, vale la pena sottolinearlo, è fondato su una democrazia rappresentativa.

 

Invece di continuare a tagliare i fondi alla politica, creiamone di nuovi e strutturiamo dei meccanismi di controllo seri e imparziali. Obblighiamo i partiti a formare i propri rappresentanti, a creare scuole di formazione politica per le attuali e le nuove classi dirigenti. Garantiamo la democrazia, la rappresentanza e affianchiamo al diritto di voto di tutti i cittadini, il diritto ad una classe dirigente seria, onesta e preparata.

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