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La Svolta PD. La (s)volta buona?

Il Partito Democratico batte un colpo. Ancora primarie, ancora una “pagina nuova” – l’ennesima a dire il vero – dopo aver coinvolto la base, con il suo consueto strumento democratico.

Tanto entusiasmo per Nicola Zingaretti, il volto nuovo che ridarà fiducia agli (ex) elettori del Partito Democratico, i quali negli ultimi anni si sono sentiti traditi dai vari segretari e, soprattutto, dalle logiche clientelari e dalle correnti di partito che hanno caratterizzato il PD.

Le prime dichiarazioni del nuovo segretario spingono verso una rottura con il passato e una volontà di progetto che coinvolta l’intero partito, fuori dalle logiche che fino ad oggi hanno indebolito il PD, causando una netta sconfitta al referendum del dicembre 2016 prima e alle politiche del 2018 poi.

 

Adesso è il momento di unire. I concetti e i propositi ci sono. Ma la domanda da porsi è: come Zingaretti sceglierà i candidati alle prossime elezioni europee? Infatti, il sistema col quale il neo segretario comporrà le liste per l’imminente tornata elettorale sarà l’indicatore del vero cambio di rotta o meno. Se le sue liste seguiranno le logiche delle correnti interne, sarà stato vano il coinvolgimento della base, che ha dato una netta indicazione di leadership – seppure, va segnalato, con un’affluenza nettamente in calo rispetto alle tornate precedenti.

 

Da più parti si spera che il partito che ha perso le elezioni politiche dello scorso anno torni a fare il suo lavoro. In un Paese democratico è indispensabile il ruolo dell’opposizione. Quest’ultima ha il diritto, ma anche il dovere di esserci e garantire un equilibrio tra maggioranza e minoranza, nel rispetto del principio della rappresentanza parlamentare, così come sancito dalla nostra Costituzione.

 

L’auspicio, dunque, è che Nicola Zingaretti trovi il modo di ricomporre da subito un partito allo sbando e che sia in grado di esserne guida coscienziosa e matura.

L’augurio più sentito al neo segretario è che egli possa imprimere nel “suo” PD un salto di qualità che sfoci in una nuova classe dirigente, altamente formata culturalmente e politicamente. C’è bisogno – oggi più che mai – della introduzione in politica del concetto di meritocrazia e, se vogliamo, di “gavetta” per chiunque voglia impegnarsi nella cosa pubblica. E chissà che il tanto deriso Partito Democratico di questi ultimi anni non diventi, in un futuro non troppo lontano, l'esempio non solo per i propri membri, ma anche per l’intera classe politica italiana.   

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