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L’immobilismo di Renzi (e del PD)

 

L’Italia va avanti, Renzi no. Eppure è stato il suo slogan per anni, suo e dei suoi seguaci.

Dinamismo, vivacità ed energia hanno caratterizzato da sempre il PD renziano, nonostante gli accordi parlamentari non graditi alla base (c.d. inciuci), nonostante l’approvazione di leggi che – in diversa misura – sono riuscite a scontentare, se non tutti, buona parte dei cittadini. Come ha sancito il risultato elettorale.

Tutto questo, appunto, non ha mai impedito a Renzi di essere protagonista, di parlare, di dire con convinzione “andiamo avanti”. Ora è fermo, non va avanti, e non indietreggia. Si è fermato, e seduto, sulla poltrona di quel Senato che lui stesso voleva abolire.

 

Il Partito Democratico non ha una linea. Le dichiarazioni politiche dei renziani (perlopiù affidate alle rispettive pagine twitter) sembrano più da rosiconi che da parlamentari. Sembrano aver iniziato a criticare i populisti col populismo.

Parlano di inciuci, di giochi di potere, di incapacità degli altri di trovare una quadra per la legislatura appena iniziata.

Gli altri, invece, nonostante una legge elettorale scritta coi piedi (per il miglior commento a questa legge, si veda quanto dichiarato da Cacciari qualche mese fa), una quadra iniziano a trovarla e loro – quelli del PD –, immobili sulle loro poltrone, si scomodano solo per cliccare sugli smartphone commenti di attacco, contro i quali le critiche arrivano in misura maggiore dei like.

L’attacco mediatico volto solo a screditare l’avversario, senza una proposta alternativa concreta, è da populisti, da demagoghi e non si addice al partito che si è collocato nella scena politica (almeno nelle intenzioni) a rappresentare i moderati.

 

La sconfitta è stata dura e netta. Le motivazioni sono ancora allo studio dei consulenti di partito, ma grosso modo si è capito cosa ha portato il partito democratico alla sconfitta: lo scollamento dalla realtà.

 

Ora, siamo sicuri che il miglior modo per riprendere i consensi sia stare in disparte? Non sarebbe meglio, con umiltà, mettersi a disposizione di un governo, qualunque esso sia e con delle garanzie di programma, che voglia proporre delle leggi a beneficio di un Paese che soffre, da troppe parti, una classe dirigente impegnata solo a conservare la poltrona?

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